Dal 26 al 28 gennaio in Italia è stato ampiamente ricordato il Giorno dell’Olocausto, dedicato al 63mo anniversario della liberazione dei detenuti del campo di concentramento nazista Auschwitz, dal nome della città vicina di Oswiscim che si trova sul territorio della Polonia che fu occupato dalla Germania nazista. Al Giorno dell’Olocausto commentato dai mass-media italiani è dedicata una nota a cura di Valery Prostakov. In questi giorni in Italia molto si è scritto e si è parlato di milioni di ebrei che i nazisti annientarono nei lager della morte. Ma nessuno ha ricordato quando e come il mondo ha appreso delle mostruose sevizie che i nazisti avevano effettuato nei confronti dei detenuti di Auschwitz, e degli altri campi di concentramento meno grandi. Possiamo colmare questo vuoto riferendoci ai documenti d’epoca provenienti dall’archivio del Ministero della Difesa della Federazione Russa. Infatti, la liberazione di Auschwitz è stata una parte dell’operazione Visla-Oder effettuata dal 12 gennaio al 3 febbraio 1945 dal Primio Fronte Ucraino dell’Armata Rossa. All’intorno alle ore 3 del giorno 27 1945 la divisione fucilieri del generale Krassavin liberò i detenuti di due campi di concentramento – Auschwitz e Birkenau. Nel rapporto che il generale Grishaev presentò il 26 gennaio 1945 al Comando superiore della 60ma Armata si legge: “Nella Stazione di Lebionzh a sud-ovest di Hshanuva abbiamo scoperto una filiale del campo di concentramento Auschwitz con detenuti sopravvissuti tra cui 30 ebrei, nonché ungheresi, francesi, cechi, polacchi e russi –tutti che avevano fatto in tempo a trovare rifugio nelle miniere carbonifere in cui lavoravano. Gli altri sono stati messi a morte dai nazisti. In totale nella Stazione c’era 920 detenuti. Uno di loro, ebreo di nome Lever, ha detto di essere stato ad Auschwitz dove, secondo le sue parole, c’erano da 25 a 30 mila ebrei provenienti da molti paesi dell’Europa. Tutti coloro che non erano in grado di lavorare – donne, vecchi, bambini, nonché malati – vennero separati dagli uomini sani e messi a morte nelle camere a gas, i cadaveri vennero bruciati nei crematori. In totale c’erano 12 forni crematori.
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